La guerra al tabacco in USA è solo all’inizio e si è già fatta sentire sui titoli finanziari delle big del settore. Per capie qualcosa di più in merito dobbiamo fare un piccolo salto indietro nel tempo di qualche mese. In estate, infatti, è stata annunciata quella che si può definire come la più grande campagna dal 1965 per la riduzione del numero dei fumatori.

Negli anni ’60, ricordiamo, il governo impose di etichettare i pacchetti di “bionde” con informazioni relative agli effetti sulla salute. Cosa si vuole fare ora? Puntare a ridurre il quantitativo di nicotina nelle sigarette, fino d arrivare a renderlo non pericoloso dal punto di vista della dipendenza.

L’annuncio in questione è stata una vera e propria doccia fredda per le big del tabacco. Per dare qualche numero in merito, consideriamo che Altria ha perso il 19%, andando incontro a un calo dei titoli che non si vedeva dal lontano 1999. British American Τobacco, invece, ha perso ben 20 punti percentuali. Durante l’estate appena trascorsa, ha fatto registrare una delle peggiori sedute da 20 anni ad oggi.

Non è la prima volta che, negli ultimi 20 anni, le big di quella che è stata una delle industrie più fiorenti degli anni ’80 si sono trovati con le spalle al muro. Le situazioni appena descritte hanno portato, per esempio, alla nascita della sigaretta elettronica.

L’iniziativa dell’estate scorsa, però, sembra essere destinata a cambiare ancora di più le carte in tavola. L’idea di un intervento del genere, secondo il commissario della FDA Gottlieb, si è resa necessaria per via della crescente dipendenza da sigarette che, secondo le statistiche, potrebbe portare alla morte in poco tempo 5,6 milioni di giovani.

La strategia di FDA potrebbe essere concretizzata su due fronti. In sostanza, il percorso vedrebbe la riduzione di nicotina nelle sigarette venire accompagnata da misure che rendono più agevole l’ingresso sul mercato di nuovi prodotti.

Si concretizza sempre di più il sogno di una generazione senza fumo. A rendere più veloce il percorso verso questo obiettivo, ci sta pensando anche l’amministrazione newyorchese di Bill de Blasio.

A New York il fumo è sempre più caro

New York è forse la città USA più famosa del mondo. Ecco perché, prenderla in considerazione, è un modo per capire come stanno andando le cose oltre oceano. Come già detto la guerra al fumo è ormai ai massimi livelli e a dimostarlo ci pensa anche il recente pacchetto di leggi firmato dall’amministrazione De Blasio. Cosa prevede di preciso? In poche parole, parliamo di una serie di misure che sanciscono l’aumento del prezzo minimo dei pacchetti di sigarette.

Il suddetto è stato portato  13 dollari. Fumare non è mai stato così caro. Fino a poco tempo fa, un singolo pacchetto di sigarette costava 10,50 dollari. Secondo diverse fonti internazionali, l’obiettivo dell’amministrazione democratica è quello di disincentivare i consumi abituali.

De Blasio stesso, ad agosto, dal suo account Τwitter ha ufficializzato come il fumo rappresenti, ora come ora, la principale causa di morte nella Grande Mela e che l’amministrazione sta lavorando per risolvere la situazione. De Blasio ha anche fatto un parallelo molto interessante. Ha ricordato, nel corso di una conferenza stampa, che a New York è possibile trovare più rivenditori di tabacco che Starbucks.

I fumatori a New York, sempre a detta del primo cittadino, sono circa un milione. I numeri sono diminuiti rispetto al 2002, quando a fumare era circa il 21% della popolazione. Oggi, invece, si parla del 14% circa. L’obiettivo dell’amministrazione è quello di ridurre i fumatori a circa 160mila unità entro il 2020.

Una situazione molto simile a quella degli USA si può vedere in Asia. In questa parte del mondo, si trova il 30% dei fumatori di tutto il pianeta. Da non dimenticare, inoltre, è la presenza di numerose multinazionali di tabacco. La proposta di Gottlieb sarebbe quindi da applicare anche nel continente che ospita i Paesi più popolosi del mondo.

Per dare qualche numero in merito a questa choccante idea, si può dire che, per rendere la nicotina non assuefante, bisognerebbe ridurne del 90% la quantità nelle singole sigarette. Come già detto, l’idea ha scosso nel profondo l’assetto di mercato delle big del tabacco ha subito uno scossone sui mercati.

Gruppi come Philip Morris e non solo hanno subito delle forti perdite in Borsa. Non c’è che dire: in USA la guerra al tabacco è su più fronti. Da ricordare, infatti, è anche l’obiettivo, in ordine del giorno sempre a New York, di rendere le sigarette introvabili, forzando le farmacie a non venderle.

Secondo quanto rilevato dal commissario per la salute Mary Bassett, è in agenda anche il progetto di ridurre, da 9.000 a 6.000 circa, il numero di permessi per la vendita di sigarette.

Cosa dire se non che le cose stanno davvero cambiando e che fose negli USA è stata trovata la soluzione per problemi che hanno visto fallire molte campagne di comunicazione negli ultimi anni?