Nessuna evidenza sul fatto che la sigaretta elettronica abbia aumentato il fumo tradizionale fra i giovani. Ecco l’ennesima smentita a una delle tesi più care agli oppositori del vaping che hanno sempre sottolineato il cosiddetto effetto gateway.

Definita anche teoria del passaggio, afferma che l’uso di determinate sostanze predisponga al futuro consumo di altre sostanze.

Si usa spesso nell’ambito dei prodotti stupefacenti con il passaggio da droghe leggere derivate dalla cannabis a quelle pesanti e più dannose per la salute come eroina, morfina e cocaina.

In questo caso, il gateway effect non si riferisce al mondo dell’erba, ma al possibile passaggio dalla sigaretta elettronica a quella a base di tabacco.

I fautori dei divieti e delle limitazioni all’e-cigarette giustificano le loro posizioni come misura di protezione dei minori puntando sul fatto che il vaping rappresenti una porta d’ingresso verso il fumo vero e proprio.

Eppure, secondo l’ultima ricerca proveniente dall’Australia, i dati non confermano questa visione e, anzi, i tassi del fumo giovanile sembrano diminuire con la diffusione dell’e-cig.

Lo studio nel dettaglio

Lo studio in questione ha preso in esame il caso degli Stati Uniti dove l’allarme svapo tra i minori è a livelli molto alti. Il titolo del lavoro è: “Has increased youth e-cigarette use in the USA, between 2014 and 2020, changed conventional smoking behaviors, future intentions to smoke and perceived smoking harms?” ed è stato condotto da 8 ricercatori australiani dell’università del Queensland e del New South Wales.

I dati utilizzati provengono da due indagini nazionali:

  • National Youth Tabacco Survey (Nyts): una ricerca che ha preso in esame studenti dagli 11 ai 18 anni
  • Monitoring the future (Mtf): studio che ha analizzato i comportamenti della 12esima classe (età compresa tra i 17 e i 18 anni)

In questi due studi i ricercatori hanno monitorato le abitudini di fumo, l’intenzione di fumare in futuro e la percezione dei danni fra chi usa le e-cig e chi non ne fa uso (periodo compreso fra il 2014 e il 2020).

I risultati dello studio

In base ai risultati dei ricercatori australiani, la sigaretta elettronica non sembra incentivare il fumo ma, anzi, lo sta sostituendo.

In base al Nyts, per esempio, tra il 2014 e il 2018 la prevalenza del fumo è passata dal 27,8% al 6,7%, mentre dai dati del Mtf, la diminuzione va dal 31,8 al 10,6%.

Nello stesso periodo preso in esame, le intenzioni di fumare in futuro e la percezione del fumo come non dannoso sono diminuite o rimaste invariate con percentuali che sono scese dal 30,7% all’11,2%.

I numeri confermano che il gateway effect non regge la prova della realtà. L’utilizzo delle e-cig contrasta l’avvicinamento al fumo dei più piccoli che vedono in questi prodotti un compagno di viaggio meno dannoso.

Le uniche cose che vanno in fumo, in questo caso, sono le ipotesi dei più acerrimi nemici dello svapo che continuano a vedere in questo strumento un male da sconfiggere a ogni costo.

Certo, il fatto che tanti giovani utilizzino e-cig non è un dato da sottostimare, ma finché l’utilizzo di questi dispositivi allontana da vizi ben più importanti (sigarette o sostanze stupefacenti), allora bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare.