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Sono tempi davvero particolari per le aziende produttrici di tabacco, dalla multinazionale alle realtà più piccole. Una di queste, la Yesmoke di Settimo Τorinese, in questi anni è stata al centro dell’attenzione tra coloro i quali pensavano che una realtà made in Italy potesse dare del filo da torcere ai colossi USA e a quelli asiatici.
Un po’ di storia di Yesmoke
Prima di addentrarci nelle vicende che hanno caratterizzato gli ultimi anni, vediamo come è iniziata la storia di Yesmoke. Il brand è nato nel 2006. La missione dell’azienda, come si legge dal sito ufficiale yesmoke.eu, è stata fin dall’inizio quella di operare nel mondo delle sigarette senza l’obiettivo principale del profitto, ma con il pensiero alla tutela dei lavoratori.
Secondo i fondatori di Yesmoke, i fratelli Gianpaolo e Carlo Messina, la salute pubblica non è il risultato di una serie di divieti. Ecco perché, sempre sul sito ufficiale dell’azienda, si può leggere che il brand vuole fornire ai fumatori degli strumenti per fare delle libere scelte e per decidere se e quanto fumare.
Sul sito di Yesmoke si parla anche di campagne di sensibilizzazione antifumo, ricordando che, se proprio si ha intenzione di utilizzare il tabacco, l’importante è non fare riferimento alle sigarette delle multinazionali, considerate una “malattia della società”.
Molto interessante è anche la sezione del sito dedicata al laboratorio. Darle un’occhiata è fondamentale se si ha intenzione di capire meglio come funziona la filosofia Yesmoke. Si parla infatti di laboratorio non concepito come depositario di segreti aziendali. L’obiettivo, a detta dei fondatori, è quello di rappresentare un punto di riferimento per il controllo qualità, con informazioni sulle sostanze dannose presenti nei prodotti commercializzati dalle multinazionali del tabacco. Per perseguire questo scopo sono state progettate macchine ad hoc utili per misurare l’umidità e individuare i livelli di nicotina.
Sempre nella pagina dedicata alla produzione, si accenna alla richiesta al Ministero della Sanità di diventare un laboratorio ufficiale abilitato, con analisi aventi valore di prova a livello giuridico.
I guai giudiziari di Yesmoke
Dopo questa piccola infarinatura sulla storia di Yesmoke, caso aziendale unico nel suo genere anche dal punto di vista culturale, è bene dire qualcosa sui guai giudiziari. Nei mesi scorsi sui media si è cominciato a parlare di titoli di coda della vicenda Yesmoke.
Per quale motivo? Per il fatto che, a fine 2014, i due fondatori, i fratelli Messina, sono stati arrestati per evasione fiscale. Secondo la procura del capoluogo piemontese, i due avrebbero evaso circa 100 milioni di Iva facendo finta di spedire partite di sigarette fuori dall’Unione Europea.
Secondo gli inquirenti, le stecche non uscivano mai dal Vecchio Continente, oppure venivano fatte entrare nuovamente subito dopo e in maniera illegale.
Subito dopo lo scoppio di questo scandalo, la fabbrica è stata messa sotto commissariamento. La produzione è continuata anche se a scarto ridotto. Da parte dei dipendenti c’è stato il tentativo di rilevare la fabbrica fondando una cooperativa.
L’esperimento non è andato a buon fine. Per molti, dietro a tale iniziativa, c’era la mano dei fondatori.
Nel tempo si è delineata una situazione senza dubbio seria: per Yesmoke si è parlato infatti di scomparsa, ma anche di acquisto da parte di uno di quei colossi che, fin dal 2007, i fratelli Messina si sono proposti di combattere. Questa guerra, per diversi anni, è stata combattuta ad armi a dir poco impari. Il tutto ha avuto inizio ben prima dell’apertura di Yesmoke.
Nel 1999, infatti, i fratelli Messina misero in piedi un e-commerce con l’obiettivo di vendere sigarette tra gli USA e la Svizzera, ovviamente a prezzi molto bassi. Qualche anno dopo aprirono l’azienda senza sapere nulla del mondo del tabacco. Gianpaolo, infatti, era un maratoneta e Carlo un insegnante di italiano in Etiopia.
I colossi del tabacco non sono certo rimasti indifferenti alla loro iniziativa. Da Philip Morris è arrivata una richiesta di danni per 548 milioni di euro e, dallo stato di New York, una denuncia per evasione fiscale. Questi guai giudiziari iniziali risalgono a prima dell’apertura della fabbrica, un vero e proprio colpo di mano considerato troppo forte da molti.
Dopo il blocco di un carico a New York, i fratelli Messina hanno aperto a Settimo nel 2006. L’inizio dell’avventura italiana non ha portato certo alla fine dei problemi. Contro i “pirati del tabacco”, infatti, si sono scatenati i monopoli di Stato e anche la Corte Europea di Giustizia. Portati in tribunale, si sono appellati ai Movimenti no tav e ai centri sociali fino a raggiungere una prima vittoria, con la possibilità di vendere sigarette a basso costo.
Questo traguardo apparente, ha portato le multinazionali del tabacco a perdere circa 500 milioni di fatturato all’anno in Italia. La perdita di terreno nel Bel Paese è stata accompagnata da una crescita degli acquisti di sigarette Yesmoke in Corea del Nord.
Ma qual è la situazione attuale? Dopo l’arresto dei fratelli Messina e l’ufficializzazione dell’asta per l’azienda in tutto il mondo, le cose sono peggiorate negli ultimi mesi. Per quale motivo? Perché Carlo Messina è stato condannato a 16 mesi di carcere con condizionale per calunnia.
L’episodio incriminato risale al 2009. In quell’anno, sul blog di Yesmoke comparvero alcuni messaggi considerati diffamatori. In tale occasione, due agenti di polizia si presentarono a casa di Messina per una perquisizione. A detta dell’uomo, i due non si erano qualificati e così li aveva denunciati.
Archiviata la causa, è finito lui alla sbarra degli imputati. L’imprenditore, su suggerimento del suo avvocato difensore, ha dichiarato di non aver capito che i due fossero agenti e di non aver avuto nessuna intenzione di calunniarli.
Nonostante questa difesa è comunque arrivata la condanna. Come sopra accennato, il pm Silvia Bersano Bergey lo a condannato a 16 mesi con la condizionale. L’ufficializzazione in merito risale a poco tempo fa. I giornali hanno iniziato a parlare della cosa a fine settembre.
Il quadro per Yesmoke è davvero poco felice. Da un lato c’è la condanna per calunnia, fatto giuridicamente meno importante della super evasione fiscale, e dall’altro l’appena ricordata vicenda fiscale, che ha portato all’arresto di due imprenditori che, poco più di dieci anni fa, dichiaravano di sfidare le grandi del tabacco solo per “rompere i c……“.