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La legalizzazione della marijuana in Uruguay è stata voluta dall’ex presidente José Mujica, ed è stato uno dei primi paesi al mondo a farlo, ma la “nuova” legge non sta raccogliendo l’entusiasmo sperato. Il processo di legalizzazione è iniziato nel 2013 quando il parlamento Uruguaiano ha approvato la Legge 19.172 del dicembre 2013.

Cosa prevede la legge uruguaiana in merito alla legalizzazione della marijuana

La riforma uruguaiana prevede tre diverse modalità per procurarsi la marijuana legalmente, ovvero la coltivazione domestica per uso personale, i club di consumatori e la distribuzione attraverso le farmacie di “erba” prodotta su licenza statale.

Per quanto riguarda l’uso personale il limite di piante da poter coltivare è sei e per la detenzione si parla di un massimo di 480 grammi.

Rispetto la coltivazione collettiva invece, ovvero la Cannabis Social Club (che per essere aperto ha bisogno di una licenza statale), i club devono avere un numero di membri fissato tra i 15 e i 45, con un massimo di 99 piante, rispettando il limite di 480 grammi a membro.

La terza opzione è quella dell’acquisto presso le farmacie autorizzate alla vendita (a proposito sai che puoi acquistare marijuana in farmacia anche in Italia?), previo il raggiungimento della maggiore età (18 anni come da noi) e l’iscrizione all’albo. In farmacia si possono comprare non più di 10 grammi a settimana ed il prezzo è inferiore ad un euro al grammo (volutamente basso).

Fonte: CNN

I divieti della legge non riguardano tanto i luoghi del consumo (infatti dove si possono fumare le sigarette si possono fumare anche spinelli), ma le occasioni d’uso. Chiaramente come per gli alcolici è vietato mettersi alla guida sotto l’effetto della marijuana, o usarla durante le attività lavorative, ma soprattutto la vendita è limitata ai soli cittadini residenti in Uruguay.

Altro punto fondamentale della legge è la scelta di vietare ogni forma di pubblicità e istigazione all’uso della marijuana, proprio perché l’intento  il di Josè Mujica era combattere la criminalità organizzata e ridare dignità alla pianta della Cannabis. Questo infatti è uno degli argomenti più forti che è stato posto dal governo per far approvare la legge: la lotta al narcotraffico (oltre ai benefici dell’uso medico).

Ma in molti si dichiarano contrari alla legalizzazione della cannabis in Uruguay

I promotori della legge sottolineano che si tratta di regolarizzazione, quindi lo Stato che è organo di controllo su produzione, distribuzione, consumo.

Già nei primi tempi però si sono fatte sentire le numerose voci contrarie, come alcune associazioni di recupero di tossicodipendenti ( convinte che una canna sia il via per il consumo di sostanze più pesanti), ma anche l’associazione dei chimici farmaceutici (che hanno minacciato di ricorrere all’obiezione).

La cannabis inoltre è esentasse, come latte, acqua e il materiale educativo, motivo ulteriore di critica perché accusa in Governo di ritenere la cannabis  più importante del pane e delle medicine, entrambi tassati al 10 per cento.

Il governo è stato molto criticato anche per il messaggio “la droga fa male, la marijuana no”, soprattutto dall’International Narcotics Control Board che dichiara: «La Cannabis è sottoposta al controllo della Convenzione unica sugli stupefacenti del ’61, che chiede agli stati membri di limitare il suo uso a scopi medici e scientifici, a causa della sua capacità di dare dipendenza. Non solo dà dipendenza, ma può anche colpire alcune funzioni mentali fondamentali, il quoziente intellettivo, le performance accademiche e lavorative, e compromettere l’abilità alla guida. Fumare cannabis è più pericoloso di fumare tabacco».

Altre fonti addirittura riportano che nonostante la legge sia nata per combattere il narcotraffico, si stia alimentando un nuovo mercato nero incontrollabile.

L’iniziale scarso successo

Per ora infatti, anche a causa degli oppositori, l’iniziativa non ha avuto molto successo, per esempio solo 50 su 1200 farmacie hanno aderito al piano per la compravendita legale della cannabis.

Molte farmacie infatti si trovano nelle periferie del paese e probabilmente con mentalità meno aperte o conservatrici hanno deciso di non richiedere la licenza per la vendita. O ancora molte strutture non hanno potuto partecipare, anche se c’era l’intenzione, perché non erano in regola con i requisiti sanitari e di sicurezza richiesti.

Il presidente della Camera Uruguaiana delle Farmacie, Gonzalo Miranda, ha poi anche denunciato che le farmacie presenti nelle zone di spaccio della droga hanno ricevuto minacce dai narcotrafficanti, che vedono nella commercializzazione della cannabis un danno ai loro affari, quindi ecco un ulteriore deterrente!

 

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