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Per adesso in Italia la cannabis per “uso ricreativo e personale” è illegale. Deve ancora essere discussa e rimane arenata quella proposta di legge che prevede una parziale liberalizzazione ( con un limite massimo consentito di quantità di marijuana acquistabile fissato in cinque grammi, la coltivazione per un massimo di cinque piantine a persona).
Il discorso è differente però se parliamo di marijuana terapeutica in italia: in questo caso infatti, su indicazione del medico curante, è possibile l’acquisto dei prodotti a base di cannabinoidi nelle farmacie. Questa sostanza infatti viene utilizzata per la cura del dolore cronico, un problema che in Italia interessa ben 12 milioni di persone.
Oltre a ciò i farmaci a base di cannabis sono molto utili ai malati di sclerosi multipla (per sciogliere gli spasmi), ai malati di Aids (per stimolare l’appetito) ed alleggerire le conseguenze della chemioterapia.
Queste cure sono particolarmente efficaci quando vanno a sostituirsi ad analgesici che invece non fanno effetto sul paziente.
I farmaci a base di marijuana terapeutica sono acquistabili in Italia presso le farmacie
Per la cura quindi sono legali solo i prodotti quindi che vengono acquistati in farmacia, o nelle strutture sanitarie, sotto prescrizione medica, perché la cannabis terapeutica è un fitoterapico a tutti gli effetti!
La cannabis terapeutica in questo caso è un farmaco molto meno pericoloso di altri usati per combattere il dolore, ma soprattutto ha pochissimi effetti collaterali.
Il principio attivo responsabile degli effetti collaterali tipici del fumo non terapeurico è il THC (delta 9-tetraidrocannabinolo) che nella cannabis usata a scopo curativo è presente in percentuale strettamente controllata
Come si acquistano i farmaci a base di marijuana terapeutica in Italia?
La cannabis terapeutica si può acquistare già contenuta in cartine , oppure in tinture alcoliche e in olio. Quest’ultima formulazione è quella maggiormente utilizzata in quanto consente la minor dispersione del prodotto.
La legislazione ovviamente varia di Regione in Regione, ed è per questo che per esempio in Friuli-Venezia Giulia, Toscana, Veneto, Emilia-Romagna, Marche, Umbria, Abruzzo, Puglia, Basilicata, Sicilia e Lombardia il costo del farmaco viene rimborsato perché a carico del Sistema sanitario, mentre nelle altre è a carico del paziente.
In Italia l’utilizzo della cannabis per uso terapeutico è stato legalizzato nel 2013 e la Toscana è stata la prima regione ad adottare il provvedimento, con il varo della legge regionale n. 18 del 2012, seguita dalla legge Regione Toscana n. 20 del 2015.
Ovviamente l’utilizzo della marijuana in questo caso non ha assolutamente nulla a che vedere con lo spaccio o la tossicodipendenza, e molti medici a favore dell’utilizzo terapeutico sono molto distanti dall’approvarne l’eventuale legalizzazione a scopo ricreativo.
La produzione di marijuana terapeutica in Italia
Inizialmente le piante utilizzate per la produzione dei farmaci erano coltivate esclusivamente in Olanda, in un ambiente protetto e in serre controllate, prodotti con un profilo genetico stabile per cui forniscono piante con un contenuto di principio attivo costante.
In seguito è stato avviato un progetto pilota di coltivazione di marijuana terapeutica in Italia, così da garantire un accesso unitario su tutto il Paese ai pazienti cui vengono prescritte preparazioni a base di cannabis e nell’agosto 2016 sono stati distribuiti i primi 2.400 barattoli di cannabis terapeutica prodotta in Italia.
Infatti dal settembre 2014 i Ministeri della difesa e della salute aveva dato il via alla produzione della marijuana terapeutica dello stato italiano ad uso terapeutico, incaricando lo stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze. Nel giugno 2016 è terminata la fase di sperimentazione relativa a coltivazione e raccolta delle piante di marijuana, con un fabbisogno stimato dal ministero della Salute in oltre 50 chili. Il farmaco prodotto è il Sativex®, a base di estratti di cannabis (delta-9-tetraidrocannabinolo e cannabidiolo in proporzione 1:1) utilizzato sotto forma di spray orale.
Rimane però difficile per un medico effettuare prescrizioni per la cannabis, perché mancano indicazioni scientifiche su dosaggi e tempi di somministrazione: è uno strumento ancora nuovo ed inesplorato insomma.
In uno studio svolto da Paolo Poli, presidente della Sirca, la Società italiana ricerca cannabis ed esperto di terapia del dolore, 400 persone hanno bevuto la cannabis in un decotto: una tisana ricca di Thc e Cbd, i principi attivi presenti nelle varietà utilizzate come farmaci.
I risultati sono positivi e hanno ancora dimostrato che la marijuana aiuta gli anziani a dormire (sostituendo spesso le benzodiazepine), può alleviare i problemi di spasticità, Sla o malattie del sistema nervoso periferico, perché in grado di ridurre i movimenti inconsulti delle gambe.
Rimane però il fatto che non è ancora uno strumento molto utilizzato e studiato, in questo senso Poli paragona queste terapie a quelle a base di antibiotici: può capitare di provarne diversi, anche in contemporanea, prima di trovare la combinazione giusta per combattere in modo più efficace l’infezione.