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Fumata nera per gli agricoltori, i piccoli negozi, i farmers e i consumatori: lunedì 16 dicembre 2019, dopo mesi di incertezze legislative, è saltato all’ultimo minuto l’emendamento che avrebbe reso legale la cannabis light in Italia.
La misura, come riportato dai media italiani, è stata infatti giudicata irricevibile dalla Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberta Casellati (Forza Italia).
La decisione, che non ha mancato di scatenare il caos in aula, neanche a dirlo è stata salutata con entusiasmo dai partiti del centrodestra, che nei mesi precedenti hanno fatto pressione affinché anche la cannabis light fosse dichiarata illegale:
“Siamo entusiasti, perché abbiamo impedito che l’Italia diventasse una nazione di spacciatori.”
ha affermato un portavoce del centrodestra nel corso dell’edizione del TG1 andata in onda la sera del 16 dicembre 2019.
La cannabis light torna ad essere illegale in Italia
Decisamente duro il commento del senatore Matteo Mantero (Movimento 5 Stelle), uno dei sostenitori del provvedimento a favore della legalizzazione della cannabis light in Italia:
“Questo atto è un vero e proprio schiaffo a più di 12mila famiglie e all’agricoltura italiana!”
Il senatore Mantero, viste anche le pressioni dei proibizionisti fatte negli scorsi mesi, ha anche chiesto alla presidente Casellati di dimostrare che la sua scelta sia stata scevra da qualsiasi influenza politica e anche di mettere in calendario, nelle prossime settimane, una richiesta urgente firmata da 50 senatori per lavorare alla modifica della legge sulla canapa industriale:
“Tale richiesta, che ho presentato in luglio, non è stata ancora messa in votazione ed è l’unica che potrebbe dare un po’ di speranza e di fiducia agli agricoltori che lavorano nel settore.”
Per l’avvocato Giacomo Bulleri la decisione della Casellati è stata una scelta politica, non tecnica
Maria Elisabetta Alberta Casellati, punta sul vivo dalle parole del senatore Mantero, ha dichiarato che la sua scelta di dichiarare inammissibile l’emendamento sulla cannabis light è stata una valutazione tecnica.
Una dichiarazione che, peraltro, è stata subito contestata da Giacomo Bulleri, avvocato ed esperto del settore:
“Valutazione tecnica? Semmai politica, visto che l’emendamento era conforme alle esigenze produttive e industriali dello Stato.”
Un giudizio non formulato a caso, visto che l’emendamento, se fosse passato, avrebbe de facto modificato la legge sulla canapa industriale, una legge riguardante prettamente il settore agricolo, stabilendo che si poteva commercializzare i fiori e tutte le parti della pianta il cui contenuto di THC fosse al massimo dello 0,5%.
Quale futuro per le attività che commercializzano la cannabis light e per i consumatori?
Il futuro degli agricoltori, dei piccoli negozianti, dei farmers, dei consumatori e di tutte le altre piccole realtà che ruotano intorno alla cannabis light, come abbiamo preannunciato all’inizio di questo articolo, appare ora più che mai incerto.
La decisione della Casellati, oltre a mettere a rischio in modo definitivo migliaia di attività commerciali che generano indotti per svariate migliaia di euro, apre un altro vuoto normativo che, come sottolineato dai giornali, ancora una volta dimostra come la politica italiana non riesca a lavorare a favore dei cittadini e abbia una percezione falsata della canapa usata in ambito industriale.
Il senatore Mantero, raggiunto da Fanpage, ha dichiarato che, con questa decisione, non solo si è tornati praticamente al Medioevo, ma che prima di allora non si era mai reso conto che la cannabis light fosse vittima di un tale pregiudizio:
“E questo pregiudizio è anche molto più grande di quello che pensavo, visto che addirittura sono arrivati a bloccare un emendamento approvato in maggioranza sulla canapa industriale.”
Una scelta che, neanche a dirlo, potrebbe scatenare non solo retate e altri guai ai grow shop presenti in Italia, ma anche, come avvenuto all’inizio degli anni Duemila, un vero e proprio esodo dalle zone di confine verso le nazioni limitrofe.
Nel Canton Ticino per esempio, dove le sigarette alla cannabis light (a differenza del resto della Svizzera dove invece si possono trovare e acquistare senza troppi problemi anche dai distributori automatici delle stazioni ferroviarie) sono state bandite, dopo un periodo di proibizionismo hanno cominciato a ricomparire, seppur in modo molto più timido e non così diffuso, in negozi che propongono prodotti a base di cannabis light.
In Svizzera la cannabis light, questo dal 2017, non solo ha trovato terreno fertile, ma proprio in questi giorni il nuovo Consiglio Nazionale, con sede a Berna, ha dato il via libera ad una sperimentazione per la distribuzione controllata della canapa.
E mentre in Svizzera si continuano a fare passi avanti nel settore della cannabis light, in Italia se ne fanno altrettanti indietro.