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Oggi parliamo un po’ di storia e cerchiamo di capire perché la marijuana è illegale in quasi tutto il mondo e ancora oggi lo è nella maggior parte del mondo.
Come sappiamo, la marijuana non è certo più dannosa di sostanze come alcol e sigarette, o almeno non ci sono studi scientifici che lo dimostrano. La cannabis inoltre sappiamo avere molteplici proprietà curative ed ha fornito, dalle più antiche civiltà fino agli inizi del secolo scorso, circa l’80 per cento di ogni tipo di carta, di fibra tessile, e di combustibile di cui l’umanità abbia mai fatto uso. Ma ci sono molte storie che ci raccontano le cause di questo divieto mondiale.
Perché la Marijuana divento illegale in USA?
In USA per esempio la cannabis iniziò ad essere illegale comunque negli anni ’30, ma per quale motivo?
Nel 1929 Harry Anslinger era a capo del Dipartimento del Proibizionismo di Washington: era il pieno periodo del proibizionismo e la malavita deteneva il controllo della diffusione dell’alcol, ovviamente illegale. Nonostante, anzi forse proprio a causa del proibizionismo i risultati furono scarsissimi, il governo USA decise di porre fine al divieto di consumo e vendita di alcolici.
Fino a prima della liberalizzazione dell’alcool la cannabis non era mai stata un problema, ma poi con la fine del proibizionismo iniziò a manifestarsi la necessità di individuare un ‘nuovo nemico’. A questo punto Anslinger, che fino a quel momento aveva dichiarato la marijuana innocua, iniziò a parlare di questa sostanza come un prodotto che poteva portare a ‘rabbia delirante, voragini di sogni erotici, che faceva perdere la capacità di formulazione di pensieri connessi fra loro’. Insomma una sostanza capace di trasformare gli uomini in bestie.
Possibile dunque che la Marijuana diventò illegale e dunque proibita per questo?
Harry Anslinger fu molto colpito da un caso in particolare: un ragazzo che in Florida aveva ucciso tutta la sua famiglia a colpi di ascia: così il capo del Dipartimento del Proibizionismo diede la colpa al consumo d’erba del giovane, in modo da gettare nel panico la popolazione e a far crescere il terrore e la paura nei confronti di questa ‘nuova minaccia’.
In questo clima denso di panico quindi la marijuana fu messa al bando e, poco dopo, gli Stati Uniti chiesero agli altri paesi di fare la medesima scelta: il Messico fu uno degli Stati che rifiutò l’invito, imponendo che le scelte politiche relative alle droghe fossero determinate da medici: secondo questi ultimi la marijuana non provocava problemi, perciò il Messico si rifiutò di vietare la marijuana. Per diversi anni poi molti medici provarono a dimostrare che le supposizioni di Anslinger fossero sbagliate, ma lui continuò imperterrito la sua battaglia contro la cannabis.
Le prime battaglie contro la marijuana illegale
Uno di questi medici fu James Woodward, medico e avvocato, che fece una dichiarazione a favore dell’Associazione Medica Americana. Woodward sostenne che la ragione per cui l’AMA non aveva denunciato la Legge sull’Imposta sulla Marijuana era che l’Associazione aveva appena scoperto che la marijuana derivava dalla canapa (o almeno un ceppo della stessa), ma visto che la legge non si focalizzava sulla proibizione di una o dell’altra, furono proibite entrambe.
In realtà già nei decenni successivi alla presunta psicosi da cannabis decantata da Anslinger, ci furono dimostrazioni opposte alla sua teoria: per esempio, in Gran Bretagna, il consumo di cannabis aumentò del 40% a partire dagli anni ’60, ma per contro i tassi di psicosi rimasero assoltamente stabili.
Le ragioni economiche contro la marijuana illegale
Un’altra spiegazione che possiamo portare al proibizionismo della marijuana è il clamoroso sorpasso dell’industria ai danni dell’agricoltura all’inizio del secolo scorso, che in realtà si interseca nella storia e periodo di Anslinger.
I neonati gruppi industriali americani avevano deciso di puntare soprattutto sullo sfruttamento del petrolio per l’energia (Standard Oil – Rockefeller), e sulle risorse boschive per la carta (editore Hearst), e ancora sulle fibre artificiali per l’abbigliamento (Dupont) – tutti settori nei quali erano state investite grandi quantità di denaro. Ma tutti questi colossi si erano trovati di fronte, ciascuno sul proprio terreno, un unico avversario: le piantagioni di cannabis.
Così nel 1937 venne approvato il famoso “Marijuana Tax Act”, legge tutt’ora in vigore.
La soluzione quindi per poter tagliare di netto le gambe ad un colosso di quelle dimensioni risultò la messa al bando totale: partì un’operazione mediatica di demonizzazione grazie agli stessi giornali di Hearst.
Queste testate iniziarono a pubblicare storie che enfatizzavano, accrescevano, gli orrori della marijuana e ormai non si faceva altro che parlare di questa minaccia: i lettori venivano bombardati da false notizie e dall’idea che la cannabis fosse la causa di tutto quello che di terribile accadeva, soprattutto della perdita di moralità delle ultime generazioni.
La propaganda venne addirittura fatta passare attraverso film come “Reefer Madness” (Follia da spinello), “Marijuana: Assassin of Youth” (Assassina della Gioventù) e “Marijuana: The Devil’s Weed” (L’Erbaccia del Diavolo) usciti tra il 1935 e il 1936. L’obiettivo di tutti questi film era di arrivare ad avere l’appoggio pubblico per far approvare le leggi contro la marijuana senza obiezioni o rimostranze civili.
I messaggi che questo genere di pellicole di propaganda passavano erano molto chiari: per esempio in Reefer Madness la regia si sofferma unicamente sulla violenza del tossicodipendente, su atti scioccanti, sull’incurabile pazzia a cui porta tale sostanza, sulla dipendenza e gli effetti devastanti sull’anima, sulle bruttura ad essa collegate, arrivando addirittura a dipingere la marijuana come sostanza più nociva di eroina e cocaina!
All’epoca solo una minuscola parte della popolazione aveva gli strumenti per mettere in discussione l’autorità e i media, la maggior parte di essa non aveva mezzi per informarsi, ma era soprattutto difficile arrivare a capire o sapere come fosse effettivamente considerata la cannabis dal punto di vista medico, quali potevano essere i parei scientifici. La maggior parte delle persone si faceva un’opinione da sé e credeva alle notizie riportate dalla stampa, dalla radio o dal cinema, ignorando completamente studi scientifici e riviste specializzate. Insomma la Marijuana era stata resa illegale e la maggior parte della gente pensava fosse giusto cosi.
Ad oggi la marijuana è ancora illegale nella maggior parte dei paesi nel mondo, e solo negli ultimi anni sta iniziando a vedere una piccola apertura appunto proprio per il suo utilizzo terapeutico.
Ad ogni modo il vento sta cambiando. In Uruguay è stata recentemente legalizzata anche per uso ricreativo. Qui l’articolo completo: Legalizzazione Marijuana in Uruguay