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Anche se è considerata la meno pericolosa tra tutte le droghe, la marijuana viene ancora vista come una droga di passaggio. Ciò significa che, almeno in teoria, con il passare del tempo porterebbe all’uso di droghe più pesanti.
Ma è davvero così? Come per tutte le questioni che interessano l’opinione pubblica, anche la cannabis ha i suoi pro e i suoi contro, ma il problema è molto più complesso di quello che sembra.
Da quando la marijuana è diventata un argomento socialmente rilevante, ha affrontato una pioggia di critiche e di proteste. Alcuni sostengono che la pianta possa causare l’overdose, altri che possa trasformare immediatamente in derelitti della comunità.
Tra queste affermazioni però quella che l’accusa di essere una droga di passaggio è di sicuro la più forte, nonché la più utilizzata dai detrattori della cannabis.
E poco importa quanti studi siano stati condotti in materia, perché questa affermazione è considerata un fatto tra i più conservatori.
La verità, tuttavia, è molto più sfumata di quanto sostengono le due parti implicate in questo dibattito. Con fattori legislativi, sociali e biologici in gioco, ci sono molti aspetti da tenere in considerazione.
Cos’è una droga di passaggio?
Se non sei aggiornato sul dibattito che, attualmente, sta ancora interessando la marijuana, potresti non essere abituato alla teoria “droga di passaggio”.
Per dirla in parole povere, questa teoria sostiene che il consumo di un prodotto psicoattivo, come ad esempio la cannabis, farebbe venire voglia al consumatore di trovare altri modi per sballarsi.
In teoria, quindi, finirebbe per usare altre droghe, più pesanti, pericolose e che creano maggiore dipendenza rispetto al ben più “innocuo” spinello.
Questa teoria, neanche a dirlo, non si applica solo alle droghe.
Da quando infatti le sigarette elettroniche sono diventate molto popolari, la discussione sull’escalation verso l’uso delle sigarette tradizionali è cresciuta e, di conseguenza, anche quella relativa alla marijuana.
Marijuana come droga di passaggio: le argomentazioni a favore
Tornando però a focalizzarci sulla marijuana, ci sono molte tesi a sostegno della teoria che la vedono come una droga di passaggio.
Una delle più utilizzate riguarda il sistema di ricompensa del cervello e il modo in cui la cannabis lo influenza.
Per entrare nel dettaglio, quando si usa la cannabis prima dei vent’anni, il cervello può diventare più sregolato e cominciare a preferire i picchi di dopamina più intensi.
A partire da quel punto, le altre droghe inizierebbero a sembrare più allettanti e, di conseguenza, o almeno questo è quanto ipotizzato dalla teoria, le probabilità di provarle aumenterebbero in maniera considerevole.
Inoltre, una persona che acquista e usa cannabis, avrebbe maggiori possibilità di conoscere persone che usano altre droghe.
In definitiva, i sostenitori della marijuana come droga di passaggio affermano che questi individui hanno anche maggiori possibilità di usare altre droghe e molto più pesanti.
Armati di statistiche, coloro che sostengono che la marijuana sia una droga di passaggio, affermano che il 44,7% di coloro che hanno usato la cannabis finiscono per usare altre droghe illecite.
Siamo costretti ad ammettere che ciò rappresenta un numero significativo di persone e che queste cifre non possono essere ignorate.
Marijuana come droga di passaggio: le argomentazioni contrarie
Tuttavia, sebbene questo numero sia considerevole, per contro non rappresenta la maggioranza. I seguaci della matematica noteranno infatti che il 55,3% dei consumatori di cannabis non proverà altre sostanze illecite.
In effetti, piuttosto che indirizzare i consumatori verso altre sostanze, ci sono anche prove che la cannabis faccia l’esatto opposto.
In uno studio, condotto su 481 giovani a Vancouver (Canada), i ricercatori hanno scoperto che l’uso della cannabis può avere anche un effetto protettivo contro il desiderio di introdurre droghe via endovena. E questo effetto dura per tutta la vita.
Alcune persone affermano anche che lo status giuridico della cannabis in tutto il mondo è il principale “colpevole” del fatto che, ad oggi, venga considerata ancora una droga di passaggio.
Poiché molti la acquistano da spacciatori e la usano in luoghi tutt’altro che sicuri, ciò significa che, altrettanto spesso, si trovano esposti ad altre droghe.
Per esempio, se si conosce uno spacciatore di cannabis che vende anche cocaina, ci sono probabilità più alte di iniziare ad usare la cocaina rispetto a qualcuno che non fuma cannabis e, di conseguenza, non conosce lo spacciatore.
Se invece si potesse avere l’accesso alla cannabis, come ad esempio nei dispensari e nei coffee shops di Amsterdam, NON si avrebbe l’accesso alla cocaina.
In conclusione il fumatore di spinelli, come pure il non fumatore, non sarebbe esposto alle tentazioni e non proverebbe il desiderio di provare la cocaina, né altre droghe più pesanti.
Il contesto fa una grande differenza
Come per molte altre questioni relative all’uso delle droghe, spesso il contesto fa la differenza. Per esempio, una persona già dipendente dalla cannabis, sarà più tentata di provare altre droghe rispetto ad una che non lo è.
Ciò, tuttavia, è dovuto alla sua inclinazione alla dipendenza piuttosto che a causa della cannabis che l’avrebbe provocata.
Anche i fattori sociali sono un elemento da tenere in considerazione. È ovvio che, chi cresce circondato da molte droghe illecite, avrà maggiori probabilità di provarle e la cannabis sarà la prima della lista.
Per essere chiari, questo non significa che la marijuana riformatta queste persone e le spinga verso altre droghe più pesanti.
Questo fattore, piuttosto, riflette la tentazione generale emanata da queste sostanze, accompagnata dal fatto che la cannabis sia la più accessibile tra tutte.
Tieni presente che la quantità di cannabis consumata, spesso, rappresenta il migliore indicatore di una possibile dipendenza futura rispetto al solo consumo.
Se qualcuno si accontenta di farsi qualche fumata nel fine settimana, ci sono poche chance che venga attirato dagli oppiacei.
Qualcuno che invece trascorre la sua giornata a fare uso di cannabis e a fumare spinelli uno dietro l’altro, potrebbe cominciare a desiderare droghe più potenti.
Ciò, tuttavia, risulta altamente improbabile, perché solo il 4,5% dei consumatori di cannabis abusa di cocaina e di altre droghe.
Il consumo di cannabis porta davvero al consumo di droghe più pesanti? Il dibattito continua
Anche se noi di Smoketrip vorremmo essere in grado di dare risposte sicure, in realtà è molto più difficile di quello che sembra darne.
Sebbene la ricerca si stia interessando sempre di più agli effetti benefici e terapeutici della marijuana, per contro nessun decreto oggettivo è stato ancora in grado di provare che sia, o che non sia, una droga di passaggio.
Come tutti gli studi sulle droghe illegali, i dati sono limitati e le variabili contraddittorie sono un vero flagello.
Inoltre, la maggior parte degli studi condotti sull’argomento, sono stati eseguiti sugli animali, come i topi, ma non sugli esseri umani.
Detto questo, l’unico rimedio alla curiosità su questo soggetto è un aumento del numero e della qualità degli studi sulla cannabis e sui suoi effetti.
Una volta che i laboratori avranno l’autorità legislativa per studiare la marijuana in modo più approfondito, di sicuro impareremo molto più rapidamente.
Quando saranno rilasciate queste autorizzazioni, i ricercatori dovranno anche tenere conto di variabili come la predisposizione alla dipendenza e il contesto socio-economico.
Anche i dati dei questionari a risposta libera dovrebbero essere evitati, poiché spesso gli intervistati non sono onesti per quanto riguarda il loro consumo abituale (o raro) di cannabis.