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Tutti coloro che almeno una volta nella vita hanno assunto sostanze definite ufficialmente droghe leggere, come la Marijuana e i suoi derivati, conoscono i principali effetti che ne conseguono. Tra questi uno di quelli più noti è la cosiddetta fame chimica.
Abitualmente questi termini vengono impiegati per identificare quella sensazione improvvisa che arriva ai consumatori di Marijuana, dopo avere fumato le infiorescenze della pianta di canapa. Generalmente, il senso di appetito può presentarsi dopo una trentina di minuti e nelle due ore successive. Un impulso irrefrenabile a cui non si riesce a resistere, porta i fumatori ad avere il bisogno immediato di nutrimento attraverso alimenti sostanziosi e ricchi di calorie.
Da cosa è dovuta questa fame chimica?
In realtà, si tratta di un processo neurologico ancora non del tutto chiaro, malgrado siano stati effettuati diversi e numerosi studi scientifici riconosciuti sia a livello europeo che internazionale.
In Italia e in molte altre nazioni del mondo viene considerato tutt’ora illegale l’uso ricreativo, per quanto siano già diversi alcuni esempi di legalizzazione, come in Olanda, Spagna e in ultimo lo stato della Florida, negli Stati Uniti.
Date le numerose controversie che riguardano l’argomento dal punto di vista legislativo, è opportuno cercare sempre di informarsi in maniera approfondita sull’utilizzo e sugli effetti, che la Marijuana provoca a livello cerebrale soprattutto durante la fase di crescita che riguarda l’età adolescenziale. Ad ogni modo nel nostro paese si è avviato nel tempo, un percorso di ricerca a livello scientifico, medico e terapeutico.
Di fatto, non è ancora molto chiaro quale sia il preciso procedimento neurologico, che la fame chimica innesca a livello psico-fisico. Un dato che non permette di comprendere effettivamente e con sicurezza, cosa venga stimolato all’interno del cervello, provocando quel desiderio irresistibile che porta a mangiare ogni tipologia di cibo.
Inoltre, è stato notato che la tendenza nella scelta degli alimenti, durante lo stato di fame chimica, tende a prediligere più i dolci e gli zuccheri, questo accade perché il principio attivo della Marijuana interagisce direttamente con i livelli glicemici presenti nell’organismo. Anche se si è sazi, la fame chimica subentra comunque dopo l’assunzione di THC, provocando una sensazione similare a quando lo stomaco risulta vuoto oppure a digiuno da tempo.
Il ruolo del THC
Il THC detto anche tetraidrocannabinolo, è uno dei principali principi attivi presenti nella Marijuana e nell’hashish. Storicamente questo genere di piante è stato coltivato per millenni, sia per le proprietà officinali che per le materie prime che si ottenevano dalla lavorazione del fusto e delle foglie.
Oltre ad essere considerato un forte stimolante dell’appetito, il THC ha riconosciute proprietà antidolorifiche nel trattamento di alcune patologie gravi. Ad esempio, viene utilizzato per alleviare i sintomi della sclerosi multipla oppure può essere impiegato per il potente effetto anti-nausea, che aiuta i pazienti affetti da malattie oncologiche, sottoposti a chemioterapia.
Nel nostro cervello sono presenti dei recettori endogeni endocannabinoidi che si sviluppano in diverse aree, come la corteccia frontale, il cervelletto e l’ippocampo. Questi elementi denominati dai ricercatori CB1 e CB2 vengono stimolati dal THC dando la caratteristica sensazione di euforia e rilassatezza, dopo avere fumato oppure inalato.
Una sostanza psicotropa appartenente alla famiglia dei fitocannabinoidi, il THC racchiude svariati aspetti ed è l’elemento determinante e responsabile, che scatena negli individui consumatori di erba e derivati, la fame chimica. Da questo punto, chiaro e condiviso dall’intera comunità scientifica, inizia un breve percorso tra i principali aggiornamenti che definirebbero l’origine specifica del processo, ad oggi ancora poco indagato e chiarito.
Le Ricerche mediche a riguardo cosa dicono?
Recentemente, l’istituto francese Inserm di Bordeaux, ente deputato alla sperimentazione e alla ricerca medica, ha effettuato uno studio che ha rivelato alla sua conclusione, nuovi e interessanti dati, pubblicati nella rinomata rivista Nature Neuroscience. Infatti, nel 2014 il team di medici coordinati dall’italiano Giovanni Marsicano ha riscontrato che l’assunzione di THC nei topi da laboratorio, tende a stimolare i circuiti neuronali legati all’olfatto.
In pratica, la Marijuana con i suoi eccipienti andrebbe a sollecitare ed attivare nel cervello i recettori responsabili del bulbo olfattivo, evidenziando e aumentando le capacità di percepire gli odori degli alimenti. Questa percezione così amplificata aumenterebbe la richiesta di cibo, spiegando l’origine che definirebbe la fame chimica.
In conclusione, l’esperimento ha messo in luce l’effettiva possibilità che la stimolazione sia controllata dal sistema che regola i principali sensi, portando ad innalzare il livello di cannabinoidi endogeni già presenti nella massa cerebrale. Il risultato di questa scoperta potrebbe essere di grande aiuto per la medicina, perché permetterebbe di coordinare e inibire il senso di fame, tornando utile a coloro che seguono i rigidi regimi alimentari anti-obesità.
Un’altra ricerca, risalente al 2015 e pubblicata sulla rivista a tema scientifico Nature, è stata eseguita e portata avanti dall’americana Yale School of Medicine. Anche in questo caso i fenomeni studiati hanno cercato di spiegare e comprendere, i circuiti che vengono coinvolti dal cervello, durante la fase di fame chimica, scatenata dall’assunzione di THC.
La spiegazione più plausibile alla fame chimica
La grande novità emersa ha creato molto fervore nella comunità medica internazionale, ampliando gli orizzonti e le prospettive terapeutiche. Infatti, in questo caso è stato scoperto che il processo che stimola la Marijuana, è strettamente collegato ai neuroni che solitamente gestiscono il senso di sazietà oppure di inappetenza. Un ulteriore passo avanti nella spiegazione del fenomeno, una realtà che fino a poco tempo fa era sconosciuta e che spiegherebbe in maniera del tutto scientifica e plausibile il processo che tipicamente viene chiamato fame chimica.
Il sistema endocannabinoide presente all’interno del cervello sembrerebbe mantenere un controllo importante nella regolazione dell’appetito. Questo dato permette di chiarire una volta per tutte, almeno per ora, le cause scatenanti la fame chimica nei soggetti che assumono THC.
Insomma la fame chimica non è facilmente controllabile e porta gli individui che hanno assunto THC, a mangiare oltre la reale necessità. Il che potrebbe diventare un problema alimentare serio se non si controlla il fenomeno e/o si abusa eccessivamente dell’uso di Marijuana.
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