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Quando si parla di consumo della cannabis è necessario, per forza di cose, chiamare in causa l’effetto entourage. L’espressione in questione indica il risultato della combinazione tra tutte le sostanze presenti nella cannabis.
Diverse ricerche scientifiche hanno dimostrato come il suddetto effetto sia in grado di modificare l’azione di numerosi principi attivi della marijuana, riuscendo acne a diminuire gli effetti collaterali. Se vuoi sapere qualcosa di più su quello che si “nasconde” dietro all’effetto entourage, non devi fare altro che seguirci nella guida che abbiamo creato sul tema.
Gli studi sull’effetto entourage
Di studi sull’effetto entourage ne sono stati effettuati molti. Per essere precisi, è il caso di ricordare che i primi sono iniziati nel 1974/75. Le ricerche più recenti sul tema vedono invece la firma dello studioso Ethan B. Russo. Medico specializzato in neurologia, Russo ha studiato per diversi anni gli effetti dei composti della cannabis sul corpo umano.
I suoi studi hanno permesso di scoprire che, grazie all’effetto entourage, la cannabis può essere utilizzata per trattare diverse condizioni patologiche, dal dolore cronico, alla depressione, per arrivare all’ansia, all’epilessia e al cancro. Secondo i suoi studi, le molecole che compongono la cannabis sono in grado di agire in combinazione, arrivando a funzionare meglio dal punto di vista dell’efficacia medicale.
I ricercatori che hanno approfondito le peculiarità dell’effetto entourage, si sono resi conto che, alcuni terpeni, sono in grado di comportarsi come i recettori CB1 e CB2. In questo modo, riescono a influenzare diverse funzioni dell’organismo umano. In altri casi, i terpeni sembrerebbero in grado di intervenire sulla permeabilità delle cellule, esercitando la loro influenza sull’assimilazione del THC.
Potenzialità dell’effetto entourage
Quando si parla dell’effetto entourage, è necessario soffermarsi anche sulle sue potenzialità. Per raccontarle al meglio, è opportuno chiamare in causa le ricerche condotte presso la Stanley Brothers del Colorado.
Questo istituto, ormai diversi anni fa, ha dato vita a un approccio pionieristico alla medicina alternativa creando una varietà di cannabis particolarmente ricca di CBD per una giovanissima paziente di nome Charlotte Figi. La suddetta varietà di cannabis, diventata successivamente famosa a livello mondiale con il nome di Charlotte’s Web, è stata utilizzata per alleviare i numerosi attacchi di epilessia che affliggevano la piccola.
Il caso in questione è degno di nota in quanto, per la prima volta, ha acceso i riflettori sul rapporto tra effetto entourage ed esiti sull’organismo di un cannabinoide diverso dal THC. I riferimenti a questo principio attivo sono stati usati infatti per lungo tempo con lo scopo specifico di criticare il consumo di cannabis.
Conclusioni
Il tutto è la somma delle sue parti: questa massima universale può essere applicata anche al mondo della cannabis. In questo caso specifico, il concetto si può riassumere citando l’effetto entourage. Le sue potenzialità sono da diverso tempo sotto la “lente” delle aziende farmaceutiche. Sono infatti numerose le realtà intenzionate a brevettare un farmaco derivante dalla cannabis e alla ricerca di soluzioni per estrarre i composti chimici della pianta.
Degna di nota al proposito è l’esperienza dei professionisti di GW Pharmaceuticals, l’azienda che ha dato vita e messo in commercio il Sativex, farmaco a base di cannabis per il trattamento della sclerosi multipla. Gli studiosi che hanno sviluppato questo farmaco, esattamente come quelli che si sono occupati dello sviluppo di Malinox (pillola con THC sintetico utilizzata per stimolare l’appetito nei pazienti con cancro e HIV), hanno notato che l’intera pianta è decisamente più efficace degli estratti dal punto di vista terapeutico.