Ottenere la cannabis terapeutica in Italia non è così semplice, anche se con la caduta del governo gialloverde (e di Matteo Salvini in particolare, che come ben sappiamo tra i suoi obiettivi aveva quello di dichiarare illegale anche la cannabis “light” e terapeutica e di far chiudere tutti i grow shop) i suoi farmers, come pure le farmacie che la preparano e i pazienti che la usano, hanno tirato un sospiro di sollievo.

Curarsi con la stessa ad ogni modo può rivelarsi un percorso ad ostacoli, sia perché spesso non tutti i medicinali a base di cannabis sono disponibili nelle quantità di cui ha bisogno il paziente, sia perché, secondo quanto prescritto in un decreto nel 2015, l’uso della marijuana medica è permesso solo nel caso in cui le terapie “convenzionali” si siano dimostrate inefficaci.

cannabis terapeutica

In Spagna, così come in Olanda e, più in generale, in tutte le nazioni europee e mondiali in cui la canapa è stata completamente legalizzata, oppure ne è stato consentito l’uso per fini medici, la cannabis terapeutica è ormai una realtà consolidata, tanto che oltre ad essere somministrata regolarmente dai dottori, viene anche assunta dai pazienti senza particolari problemi né tanto meno veti legislativi di vario genere.

In Italia però, anche se in teoria è facile, in pratica ottenere la cannabis terapeutica non è così semplice, perché occorre passare attraverso una serie di nodi burocratici che, alla fine, spesso spingono il paziente a desistere dal suo tentativo e a rassegnarsi ad un destino fatto di dolori cronici e di malessere.

Se però, almeno per quello che ti riguarda, ti senti dotato di una pazienza ferrea e non hai paura di affrontare la nostra, ormai, “leggendaria” burocrazia italiana, ecco quali sono i passi che dovrai fare per riuscire a farti prescrivere la tua dose di marijuana medica dal tuo medico, per quali casi puoi richiederla, dove andare a prenderla e così via!

Per quali disturbi è ammesso l’uso della marijuana medica in Italia?

La marijuana terapeutica, come riportato anche dall’articolo di legge del 2015, in Italia può essere somministrata a tutti i pazienti che soffrono di anoressia, come pure anche a quelli affetti da sclerosi multipla (come illustrato anche in un servizio realizzato dalla trasmissione Le Iene di Italia 1 anni fa) o da patologie rare come la sindrome di Tourette.

In alcuni casi, anche se molto più rari, la cannabis può essere prescritta ai malati che stanno affrontando un percorso chemioterapeutico e che, proprio a causa dei farmaci che prendono, spesso si ritrovano confrontati con nausea e vomito.

Come è possibile ottenerla in Italia?

cannabis terapeutica

In teoria, per ottenere la marijuana medica in Italia, e unicamente a patto che durante la diagnosi il medico abbia riscontrato una delle malattie che abbiamo citato sopra e che tutti i trattamenti “convenzionali” si siano dimostrati inefficaci, è sufficiente recarsi da uno specialista, chiedere un piano terapeutico e pagare di tasca propria i medicamenti, che possono essere ottenuti tramite ricetta.

Se non dispone di un medico, oppure il paziente non è in grado di sostenere le spese della terapia, può anche richiedere il piano terapeutico all’ASL.

In questo caso l’ASL, con la sottoscrizione dello stesso, non solo si fa carico di tutte le spese del trattamento, ma lo fornisce anche al paziente.

Se invece l’utente sceglie di recarsi di persona in farmacia, come per gli altri medicinali dovrà semplicemente fornire la ricetta e, in seguito, pagare la cura e, se non è subito disponibile in magazzino, attenderla fino a quando il farmacista non riesce a procurarsela.

Il problema è che, malgrado in Italia la cannabis terapeutica sia legale da dieci anni e, a causa della caduta del governo, non sia (per fortuna) finita nella lista nera in modo definitivo, ottenerla non è così facile, perché nel caso dell’ASL si deve far fronte a tempi spesso lunghi e ad una trafila burocratica non da poco, mentre in quello del percorso più immediato (ovvero la prescrizione da parte di un medico), spesso i dottori non sono propensi ad emettere la ricetta per la cannabis medica, nemmeno nel caso in cui le altre cure si siano rivelate inefficaci per combattere il disturbo del paziente.

Se è così complicato, come faccio allora a farmi prescrivere la cannabis terapeutica?

Se il tuo dottore è aperto e, dopo aver visto che le altre terapie non funzionano, accetta di rilasciarti la ricetta per la cannabis medica, in questo caso puoi proseguire sereno e recarti presso la farmacia più vicina a casa tua per ottenere il preparato.

Se purtroppo è riluttante, e questo è un caso che si trovano ad affrontare molti pazienti italiani, non disperare, perché anche a questo esiste una soluzione ed è la seguente: recarsi presso uno dei centri specializzati presenti in Italia che hanno una maggiore confidenza con la cannabis terapeutica e che, se il suo uso è giustificato, sono più propensi a rilasciare una prescrizione.

Per trovare il centro più vicino a te, oppure per ricevere anche una consulenza mirata sui medicamenti a base di cannabis, puoi consultare il sito www.progettomedicomm.com, che è l’unico portale italiano ad aver scelto di specializzarsi proprio sulle terapie in cui vengono impiegati i cannabinoidi.

Come si fa ad acquistare la cannabis medica nelle farmacia e quali sono le dosi che in genere vengono rilasciate dai farmacisti?

Una volta ottenuta la ricetta dal medico, dall’ASL oppure dal centro specializzato, dovrai recarti in farmacia e consegnare la ricetta al farmacista.

Il farmacista, dopo averla letta e se ce l’ha in magazzino (altrimenti dovrà ordinarla), preparerà poi la cura per te. Tieni d’acconto che, salvo casi eccezionali in cui il dottore arriva a prescrivere un quantitativo di 100 milligrammi, di solito le dosi di un singolo trattamento a base di cannabis terapeutica vanno dai 20 ai 60 milligrammi.

Queste quantità, e noi sappiamo già che tu le troverai alquanto basse, sono state decise dai medici specializzati in cure a base di cannabis per evitare gli effetti psicoattivi della pianta, come ad esempio la confusione mentale (molto diffusa in tutti i consumatori che assumono dosi massicce di marijuana) e altre sensazioni spiacevoli.

Di solito in media i dottori prescrivono tra i 3 e i 4 milligrammi di cannabis terapeutica al mese, anche se nella maggior parte dei casi le dosi sono nettamente inferiori e, spesso, non superano mai il grammo.

La cannabis terapeutica, al giorno d’oggi, può essere richiesta in qualsiasi farmacia e, in genere, viene rilasciata sotto forma di flaconi da 5 grammi che contengono infiorescenze macinate.

Per quanto riguarda l’origine, fino a due anni fa i farmacisti si appoggiavano per lo più alle infiorescenze provenienti dall’estero, in particolare dall’Olanda, ma in tempi recenti, complice anche la domanda sempre più alta da parte dei pazienti, i farmers in Italia sono aumentati e, di conseguenza, i farmacisti hanno cominciato a rifornirsi di infiorescenze italiane.

Quanto costa la marijuana terapeutica in Italia?

marijuana medica italia

La marijuana terapeutica in Italia, diversamente da quello che accade in altre nazioni (un caso su tutti? L’Olanda, dove può raggiungere anche i 24 euro al grammo!), viene venduta ad un prezzo tutto sommato contenuto, che non influisce in maniera importante sul budget di una persona.

In linea di massima, a seconda della qualità dell’infiorescenza, le cifre a cui viene proposta vanno dai 7 euro fino ad arrivare ad un massimo di 15 euro al grammo.

Come già detto, si tratta di un prezzo tutto sommato contenuto, ma che (purtroppo) risulta ancora fuori mercato se pensiamo che la marijuana illegale, che viene utilizzata per fini ricreativi, la si può trovare anche in strada per cifre inferiori.

Marijuana terapeutica: cosa dice la normativa vigente in Italia?

La marijuana usata per scopi terapeutici può essere coltivata soltanto in presenza di un permesso scritto rilasciato da un ente nazionale ad hoc.

Il Bedrocan, così come il Bediol, il Bedrobinol, il Sativex, la Bedica e la Bedrolite possono essere importati dall’estero dal 2007, mentre la cosiddetta “Canapa di Stato”, in virtù di un accordo sottoscritto dai Ministeri italiani della Difesa e della Salute nel 2014, viene coltivata all’interno dello Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze.

Dato che tutte le preparazioni a base di cannabis non possiedono indicazioni terapeutiche autorizzate, prima di prescriverle il medico deve ricevere anche il consenso del paziente all’utilizzo delle stesse e indicare anche nella ricetta il motivo per cui si è deciso di ricorrere a quella terapia temporanea.

La prescrizione della cannabis per uso medico, come abbiamo già visto, è regolamentata dal decreto del 9 novembre 2015 e può essere rilasciata soltanto per alcune patologie, come la sclerosi multipla, l’anoressia, la nausea e il vomito causati dalla chemioterapia, le lesioni del midollo spinale, la cachessia, l’infezione da HIV e la sindrome di Tourette.

Da ultimo, ma non meno importante, trattandosi di una terapia non riconosciuta dalla medicina ufficiale, la somministrazione della cannabis medica in genere viene effettuata quando i trattamenti tradizionali non hanno prodotto gli effetti sperati oppure non hanno fatto altro che provocare anni di costose sofferenze.

Marijuana terapeutica: il suo uso comporta rischi?

No, la marijuana terapeutica, come dichiarato anche dall’OMS, non comporta rischi per la salute, anzi, può essere un sostituto naturale molto più efficace rispetto alle cure palliative, ma se decidi di fartela prescrivere e il tuo medico accetta di somministrartela, devi tenere comunque presente che ha una controindicazione non da poco.

Se guidi la macchina, la cannabis terapeutica, anche se viene utilizzata per uno scopo diverso da quella ricreativa ed è perfettamente legale, può alterare non solo la tua percezione e i tuoi riflessi, ma anche aumentare il rischio di provocare incidenti e il ferimento, quando non addirittura il decesso, tuo o degli altri utenti della strada.

Inoltre, secondo quanto riportato nell’attuale Codice Stradale vigente in Italia (anche se di per sé rappresenta un controsenso), l’assunzione della cannabis, non importa se terapeutica o ricreativa, comporta sempre il ritiro della patente e sono pochi i casi in cui un paziente è riuscito ad eludere la legge.

Uno di questi è stata Alessandra Viazzi, presidente dei Pazienti Impazienti Cannabis (PIC), che nonostante utilizzi farmaci a base di cannabinoidi, è riuscita ad avere riconosciuta la sua patente.

In linea di massima però, a meno che tu non voglia correre rischi o vederti ritirata la patente, durante il periodo in cui assumi cannabis per scopi medici, è meglio che non ti metta dietro il volante fino alla fine della terapia.