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Sono sempre di più le persone che si affidano al CBD, detto anche cannabidiolo, per via delle sue proprietà terapeutiche straordinarie, riguardanti in particolare il trattamento del dolore cronico. Si tratta sempre di un principio attivo della cannabis, motivo per cui è naturale interrogarsi se, a seguito del ricorso al CBD, è possibile risultare positivi a un test antidroga.
Se vuoi sapere qualcosa di più in merito, seguici nelle prossime righe. Abbiamo creato una guida per aiutarti a chiarire la situazione.
CBD e ΤHC
Negli ultimi anni si sono moltiplicati gli studi sulla composizione della marijuana. Sono stati scoperti più di 120 principi attivi. I più celebri sono il CBD e il ΤHC. Il secondo ha effetti psicoattivi, mentre il primo no. Le varietà di cannabis si differenziano anche in luce della differente concentrazione tra questi due principi attivi.
Come già detto, sono sempre di più le persone che si affidano alle varietà caratterizzata da una maggior quantità di CBD.
Questo succede perché parliamo di un prodotto naturale, privo, a differenza di molti antidolorifici farmacologici, di sostanze chimiche.
I test antidroga, come precedentemente ricordato, fanno parte della quotidianità di molte persone e non solo in situazioni di urgenza. Un esempio tipico è quello dei test effettuati presso numerosi posti di lavoro come procedura ordinaria. Possono creare problemi in caso di assunzione del CBD? Vediamo assieme la risposta.
CBD e test antidroga: ecco cosa sapere
La prima cosa da dire quando si parla di CBD e di test antidroga, è che se il soggetto ha consumato CBD proveniente da fonti sicure, ossia prive di ΤHC, non è il caso di preoccupasi. La situazione non è così rosea in caso di CBD legato a piante o estratti di dubbia provenienza.
In casi del genere la concentrazione di metabolita psicoattivo può essere eccessiva e provocare problemi in caso di test antidroga, a prescindere dal motivo per cui lo stesso viene effettuato.
La positività può riguardare sia il test delle urine, sia quello della saliva.
Informazioni sui test antidroga
Per capire meglio il quadro, parliamo di quello che viene fatto quando un campione risulta positivo al test antidroga. Il suddetto viene portato in laboratorio per una seconda conferma. Il processo a cui viene sottoposto è noto come gascromatografia-spettrometria di massa. Viene indicato anche con la sigla GC-MS.
Una volta terminate le analisi del campione, si procede con la separazione del CBD e del principio attivo psicoattivo.
Questa fase può creare dei problemi a chi consuma cannabis senza essere a conoscenza dell’effettiva proporzione tra i due metaboliti.
Ecco perché, se si ha intenzione di evitare problemi, è il caso di acquistare prodotti seri e certificati. Solo così, infatti, si ha la garanzia di un processo di purificazione davvero efficace, impossibile da concretizzare se si procede tra le mura di casa.
Improvvisare e rischiare non è il caso. In commercio esistono numerosi prodotti estratti solo da canapa che garantiscono un ottimo livello di purezza grazie al ricorso a tecniche di laboratorio avanzate.
Bisogna però stare attenti. Diversi studi – uno dei quali è stato effettuato ormai nel 2001 da un’equipe attiva presso l’Università di Berkeley – suggeriscono che il consumo di grandi quantità di canapa può provocare dei falsi positivi ai test antidroga.
Un’altra cosa da ricordare è che, in caso di assunzione di prodotti non perfettamente puri, il ΤHC può essere individuato anche diversi giorni dopo il consumo di cannabis.
A influenzare i risultati in questo caso ci pensa anche il peso corporeo e il metabolismo del soggetto sottoposto alle procedure di testing.