yesmokeUna storia, quella della Yesmoke, davvero interessante, lunga e complessa, piena di colpi di scena, proprio degna di un film; ma per ora finita male, con i protagonisti in carcere e un’inchiesta ancora in corso.

I protagonisti sono due fratelli Carlo e Gianpaolo Messina, per qualcuno eroi moderni per altri semplici delinquenti. Tutta la vicenda si presta in realtà a diverse letture. Ma cominciamo dall’inizio, per coloro che, e sono tanti, non la conoscono.

La prima parte si svolge in Svizzera nel 1999 quando i due fratelli organizzano un sito di vendita online di sigarette, gestito da Mosca. Un commercio pionieristico, quando ancora ad acquistare su Internet erano davvero in pochi, era veramente un mercato di nicchia.

I prezzi erano però molto bassi, in media 15 euro a stecca per le Malboro, e aggiravano i dazi doganali. Questa attività, aperta non per fare soldi, a detta loro, ma per rompere l’oligopolio delle grandi multinazionali del tabacco, crea ovviamente dei guai.

La Philips Morris li denuncia ed ottiene un risarcimento di 550 milioni, che loro non pagano.Lo stato di New York li condanna a pagare una multa per evasione fiscale, anche questa non pagata.

Nel 2004 l’e-commerce Yesmoke.com venne chiuso, con un guadagno di 40 milioni di euro. Ma la battaglia contro le multinazionali non è vinta.

Si apre la seconda parte: nel 2007, con i proventi del precedente commercio, i Messina fondano a Settimo Torinese una fabbrica di sigarette chiamata ancora Yesmoke, e cominciano a vendere le sigarette a prezzi inferiori rispetto alla concorrenza. La ditta impiega 80 addetti. Ma le vicissitudini giudiziarie continuano.

Nel gennaio 2012 i magazzini vengono posti sotto sequestro, si apre un tavolo di trattative con il Monopolio dello Stato, e la vicenda si sblocca grazie all’intervento diretto della Regione Piemonte che garantisce la fideiussione.
Si stima che i prodotti Yesmoke abbiano causato perdite ai colossi mondiali pari a 500 milioni di dollari all’anno.

La vicenda come abbiamo detto è degna di un film; lo ha pensato anche il regista Michele Fornasero che ha deciso di girare “Smokings“, pellicola uscita nelle sale il 27 novembre scorso e premiata al Festival dei Popoli. Il film documentario, in stile gangstar movie, racconta la vicenda fino allora vittoriosa di Carlo e Giampaolo.

È stato prodotto da Simone Catania (con la società di produzione italiana Indyca) e cooprodotto da Elda Guidinetti, Andrea Pfaeffli (per la svizzera Ventura Film), Silvana Bezzola (per la televisione svizzera RSI); è distribuito dalla società tedesca Deckert Distribution.

Ma colpo di scena finale: lo stesso giorno in cui esce il film, i due fratelli vengono arrestati e accusati di contrabbando di sigarette e di evasione fiscale. Secondo la procura di Torino che ha condotto le indagini, camion carichi di sigarette diretti dallo stabilimento di Settimo Torinese verso società fittizie con sede nell’Europa dell’est, sarebbero tornati indietro, senza consegnare la merce, né pagare le accise. Le sigarette sarebbero state rivendute ai contrabbandieri.

Un metodo studiato per tappare le perdite dovute alla vendita sottocosto. Forse. Lo stabilimento viene messo sotto sequestro, ma nonostante le vicende giudiziarie dei fondatori la fabbrica non chiude, continua l’attività in amministrazione controllata; i giudici valutano che la maggior parte della produzione è destinata al mercato lecito, e così la Yesmoke rimane l’ultima azienda italiana a produrre sigarette.

Ma non è conclusa neppure l’inchiesta: la verifica fiscale da parte del Nucleo Fiscale della guardia di finanza ha recentemente stabilito che l’evasione fiscale è pari a 130 milioni di euro. Una vicenda questa, in cui ne vedremo ancora delle belle.