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La cannabis Indica nasce nelle zone sub-tropicali, fra i 30° – 50° gradi a cavallo dell’Equatore, in un clima umido ed estremamente caldo, caratterizzato da lunghe estati e inverni brevi in cui la temperatura non scende al di sotto dei +10°C.
Dall’aspetto molto simile alla cannabis sativa, la cannabis Indica presenta foglie più larghe e carnose, nonché una struttura che non supera mai i 150 cm di altezza.
Da molti confusa con la specie Sativa, la cannabis indica è estremamente utilizzata per l’estrema percentuale di cannabinoidi CBD, concentrazione molto più alta rispetto alle specie sativa, ruderalis e ovviamente alla cannabis light.
La cannabis indica ha una conformazione fisica che la spinge a ricercare e massimizzare l’esposizione luminosa: le foglie larghe e carnose cercano di catturare tutta la luce possibile, ingrediente fondamentale per attivare i suoi processi di crescita e infiorescenza.
Anche il fusto largo e forte e l’altezza non particolarmente elevata, la rendono una pianta abbastanza forte e semplice da coltivare.
Possiamo dire che in ordine si semplicità al primo posto abbiamo la cannabis ruderalis, al secondo posto la cannabis Indica e, al terzo posto, la cannabis sativa.
La coltivazione della cannabis Indica avviene prevalentemente al chiuso, con serre oscurate e un’esposizione alla luce controllata. La coltivazione in compenso è molto rapida, soprattutto se ottimizzata con un’esposizione luminosa altamente dosata.
Possiamo dire che in media il periodo di crescita e fioritura della cannabis Indica avviene nella metà del tempo rispetto a una cannabis sativa. Questo dettaglio la rende particolarmente appetibile ai coltivatori meno esperti o a chi non ha la possibilità di controllarne la crescita per un periodo di tempo prolungato.
Effetti della cannabis indica
La cannabis Indica è ultimamente utilizzata largamente in ambito medico, per i suoi contenuti di CBD e CBN estremamente elevati. Questa caratteristica la rende estremamente adatta a controllare e dosare il dolore da artrite o da chemioterapia, nonché a placare le convulsioni dei pazienti epilettici.
Questi effetti sono definiti più semplicemente come “effetto stone”, ovvero il sentirsi pesanti come pietra, schiacciati sotto il peso dell’aria. Una sensazione molto simile a un senso di rilassatezza estremo, che ricorda vagamente gli attimi precedenti al sonno.
Allo stesso tempo la mente è libera e rilassata, i problemi di ansia spariti. Per studiare maggiormente questo interessante fenomeno, nel 2011 uscì un articolo sulla rivista medica “Journal of Psychopharmacology” in cui si analizzava la capacità del CBD nel ridurre l’ansia sociale e il disagio cognitivo.
Successivamente si scoprì però che i cannabinoidi presenti nella cannabis ruderalis potevano causare il cosiddetto “effetto paradosso”, ovvero in alcuni casi la cura si trasformava in causa scatenante.
Perciò è vero che il CBD aiuta a combattere questi stati nervosi, ma solo se somministrato in modo estremamente controllato e in linea con le reali quantità specifiche per peso del soggetto. Un uso libero e senza regole potrebbe scatenare l’ansia anziché placarla.
Differenze tra cannabis indica e cannabis sativa
Le principali differenze tra queste due piante riguardano gli effetti differenziati tra il THC (che causa un effetto energizzante ed euforico) e il CBD, rilassante e quasi soporifero.
La cannabis indica è quasi priva di THC, pertanto è utilizzata non tanto per uno scopo ricreativo di tipo “High” ma piuttosto per rilassarsi su un divano e liberare la mente anziché caricarla.
Una cannabis più pacifica e meno stimolante, ma non per questo meno valida: il suo consumo in ambito medico e farmaceutico è in costante aumento, soprattutto per diminuire l’utilizzo di oppioidi più pesanti come la morfina, che richiedono un periodo di smaltimento molto più lungo e difficoltoso per i pazienti.