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Il Ministero della Salute ha stabilito, con decreto pubblicato il 12 Luglio sulla Gazzetta Ufficiale, la prescrizione dei medicinali a base di cannabis nella terapia del dolore in senso ampio. La novità consiste nell’aggiornamento dell’elenco dei medicinali prescrivibili.
Questi hanno visto l’inserimento della voce “Medicinali a base di cannabis per il trattamento sintomatico di supporto ai trattamenti standard”. Capiamo nel dettaglio l’importanza di tale aggiornamento.
La cannabis e i medicinali
Il medico può prescrivere farmaci a base di cannabis per la cura di tutti i tipi di dolore. Teoricamente anche come prima scelta. In precedentemente dell’entrata in vigore del decreto, il medico era vincolato alla prescrizione dei farmaci a base di cannabis solo se la patologia di riferimento era resistente ad altri farmaci.
Dunque il cambiamento è molto importante. Esso permette una grande libertà al medico nella prescrizione della cannabis e amplia i campi di utilizzo della pianta.
Cerchiamo ora di chiarire quali sono le caratteristiche della cannabis, anche in ambito terapeutico.
La cannabis, o canapa, è una pianta originaria dell’Asia centrale. La marijuana si ottiene dalle sue infiorescenze quando vengono essiccate. Si tratta di un complesso di molecole che ha la capacità di agire a livello nervoso centrale e periferico. Tali molecole sono soprattutto il THC (delta 9 tetraidrocannabinolo) e il CBD (cannabidiolo).
Il THC è responsabile dell’effetto farmacologico mentre il CBD agisce andando a tamponare gli effetti dell’altra. Questo significa che, per ottenere un effetto terapeutico, il dosaggio tra le due molecole deve essere controllato. Inoltre il legame tra le due molecole con i recettori è prodotto dalla presenza di centinaia di altre molecole, le quali sono della famiglia dei terpeni e dei flavonoidi.
Anche quest’ultime sono fondamentali per ottenere l’effetto farmacologico. Attualmente sul mercato sono presenti cinque farmaci, entrambi prodotti da una azienda olandese. Essi sono atti al controllo della nausea, del vomito, dell’appetito nei pazienti sottoposti a chemioterapia.
La letteratura scientifica ha documentato questi utilizzi della cannabis, ma d’altro canto ha poco approfondito gli scopi terapeutici. Mancano infatti documentazioni sull’efficacia della canapa nella gestione del dolore in chi soffre di sclerosi multipla e sindrome di Tourette.
Il valore terapeutico della cannabis
Il nostro organismo possiede già un sistema endocannabinoide. Esso è costituito da recettori che regolano sia lo stato psicologico che il nostro sistema immunitario. Può accadere che tali recettori rimangano chiusi, per un malfunzionamento. Allora si possono usare i cannabinoidi delle piante, al fine di regolare i segnali nervosi e ristabilire l’equilibrio impedito dalla malattia.
Con la novità introdotta dal decreto, la cannabis non sarà più considerata come terapia alternativa. Il medico potrà quindi prescriverla per qualsiasi tipo di dolore, senza più alcuna distinzione tra uso oncologico, non oncologico e neuropatico. Presso le farmacie italiane è possibile acquistare cannabis venduta in cartine, per infusi o vaporizzazione, in tinture alcoliche ed oli.
Vogliamo inoltre ricordare che la cannabis terapeutica è un fitoterapico. Essendo quindi un farmaco, la sua produzione è sottoposta ad un rigido controllo di qualità. Lo scopo è anche quello di avere un prodotto standard di cui si conosca l’esatta composizione.
Per questo motivo, tutta la marijuana utilizzata proviene dall’incrocio e selezione di determinate piante. I dosaggi, i tipi di cannabis e le modalità di vendita determinano la differenza tra la cannabis terapeutica e quella per uso ricreativo.