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La sigaretta elettronica si può davvero fumare dappertutto? All’inizio sembrava così, le pubblicità ci dicevano che avremmo potuto nuovamente ricominciare a fumare al chiuso, nei luoghi pubblici, sul treno, ovunque! In realtà non è proprio così, o almeno, non è così semplice.
Negli ultimi tempi si è molto parlato di questo dispositivo, sia nell’opinione pubblica sia nelle sedi di governo, anche perché sulla sua effettiva sicurezza ci sono molti i dubbi.
Cosa dice la legge sul dove è permesso fumare la sigaretta elettronica?
Per ora, salvo casi particolari, non c’è una vera e propria normativa.
La Commissione per gli interpelli, “in analogia all’orientamento europeo esistente – richiamato anche dal parere n. 34955/CSC6 del 26/09/2012 dell’Istituto Superiore di Sanità – ha deciso di considerare le sigarette elettroniche fuori dal campo di applicazione della direttiva 2001/37/CE in materia di tabacco – in quanto non contenenti tabacco – ritiene che, in mancanza di una specifica previsione normativa, non sia applicabile alle sigarette elettroniche il divieto di fumo previsto dall’articolo 51 della legge n. 3/2003 a tutela della salute dei non fumatori”.
Sappiamo che la sigaretta elettronica non emette vapori dannosi per la salute, almeno per quanto riguarda il “vapore passivo”, ma può essere comunque molto fastidiosa nei luoghi pubblici, soprattutto per chi non fuma. Così, in alcuni alcuni cinema ad esempio, negli ultimi tempi, sono stati inseriti nei locali cartelli che ne vietano l’utilizzo all’interno delle loro sale.
Alcune sigarette elettroniche producono un vapore molto denso e persistente, specie quelle con “tiro da polmone”: se tutti ne facessero uso si potrebbe quindi incorrere in problemi di visibilità, oltre che di fastidio estremo per chi non le usa.
Anche sui treni e sugli aerei è possibile, anzi estremamente probabile, incappare in restrizioni. Sia Trenitalia, sia Italo, sia Alitalia infatti hanno intrapreso la via del divieto delle sigarette elettroniche a bordo dei loro mezzi: non è in realtà prevista nessuna sanzione, ma semplicemente un invito da parte dei controllori dei treni o di volo a spegnere i dispositivi.
Ma quindi, dov’è che non si può fumare l’e-cig?
La legge di per sé non vieta in alcun modo l’utilizzo delle sigarette elettroniche nei locali pubblici, ma è anche vero che è nelle piene possibilità degli esercenti e dei gestori di ristoranti, così come per le aziende, di dare indicazioni sulla possibilità o meno di “svapare” in questi luoghi.
L’emendamento «4.25», approvato il 23 ottobre 2013 ha eliminato l’ultima parte del comma 10-bis dell’articolo 51 della ‘legge Sirchia’, con la quale erano state applicate alle sigarette elettroniche le norme «in materia di tutela della salute dei non fumatori» previste per il tabacco. Eliminando l’ultima parte di fatto è ora permesso “svapare” mentre rimane il divieto per le sigarette tradizionali in uffici, ristoranti, cinema, mezzi pubblici e bar.
Rimane sicuramente il fatto che va utilizzato il buon senso: spesso è sconsigliabile, anche se non sono stati esposti cartelli con restrizioni, svapare in bar, ristoranti, luoghi in cui potremmo infastidire gli altri avventori.
Attualmente, l’uso delle sigarette elettroniche è categoricamente vietato per legge all’interno dei locali chiusi di istituzioni scolastiche (sia statali sia paritarie), ma anche nelle scuole di comunità di recupero, negli istituti di correzione minorili e nei centri per l’impiego e la formazione professionale.
Si può fumare la sigaretta elettronica a scuola?
La sigaretta elettronica infatti rimane vietata nelle scuole, in virtù della norma introdotta dallo stesso decreto Istruzione. Con la conversione in legge (legge n. 128 dell’8 novembre 2013) del decreto legge n. 104 recante “Misure urgenti in materia di Istruzione, Università e Ricerca” che è stato recentemente eliminato il divieto di utilizzo delle sigarette elettroniche nei luoghi pubblici, attraverso lo stralcio di una parte del comma 10-bis dell’articolo 51 della legge 16 gennaio 2003 n. 3. E-cig che è appunto vietata nelle scuole.
Ancora, con la Tpd, sarà inoltre introdotto il divieto di vaping nelle strutture sanitarie, le strutture universitarie ospedaliere, i presidi ospedalieri e Ircss pediatrici, ginecologici, etc.
Si può fumare la sigaretta elettronica a lavoro?
Anche su molti posti di lavoro è vietato svapare, anche in questo caso però la scelta è del datore di lavoro, non dettata da una specifica norma.
L’interpello indica, infatti, che “in ragione delle caratteristiche e dei componenti delle varie tipologie di cartucce in commercio”, ferma restando la possibilità per il “datore di lavoro, nell’ambito della propria organizzazione di vietare l’uso delle sigarette elettroniche in azienda”, nel caso in cui ciò non avvenga, né potrà essere “consentito l’uso solo previa valutazione dei rischi, ai sensi delle disposizioni vigenti.”
Tale valutazione dovrà poi chiaramente tenere conto del rischio a cui l’uso continuo della sigaretta elettronica può esporre i lavoratori, soprattutto a causa delle sostanze che possono essere inalate durante processo di vaporizzazione ( come al esempio la nicotina o sostanze associate).
Nonostante il vapore dello svapo, come abbiamo ricordato più volte, non sia dannoso per chi lo aspira passivamente, è giusto che in specifici luoghi sia vietato per legge; questi luoghi sono le scuole e ospedali, che ci certo non sono di certo i luoghi adatti per indurre al fumo, anche solo alla svapata.