Sommario Contenuti
Quante volte abbiamo sentito parlare di cannabis sativa e cannabis indica? Ma abbiamo capito veramente qual è la differenza tra queste due tipologie?
Questi termini vengono usati in realtà per descrivere le enormi categorie che indicano il posto di una determinata varietà in tutte le sue specifiche: dai modelli di crescita, alle qualità, la forma e gli effetti.
Potremmo dire che le differenze tra marijuana Indica e Sativa sono dovute prevalentemente al fatto che la cannabis mostra una notevole capacità di adattamento a condizioni ambientali molto diverse e l’incrocio di questi due tipi ha portato poi ad una grande varietà di ceppi ibridi, con caratteristiche uniche per ogni diverso genere.
In realtà le differenze tra marijuana indica e sativa rimangono un argomento di discussione tra gli scienziati, ma la maggior parte di loro concorda sul fatto che indica e sativa siano due piante che si possono distinguere in molti modi diversi, più o meno semplici.
L’origine geografica
Intanto la Cannabis Indica proviene soprattutto dall’Asia centrale e dal subcontinente indiano (Afghanistan, Pakistan, India del Nord, Tibet, Nepal,) mentre la Cannabis Sativa generalmente ha origine nelle regioni equatoriali (Thailandia, India del Sud, Giamaica, Messico).
Il primo che classificò la marijuana in generi fu un biologo francese, Jean-Baptiste Lamarck, che nel 1785 osservò che le colture di canapa tradizionali presenti in Europa non presentavano alterazioni della mente dovute all’utilizzo, rispetto ad alcune varietà che si trovavano in India e da cui si faceva hashish.
Fu così che coniò il termine Cannabis Indica, per distinguere appunto la Marijuana indiana dalla Marijuana altra, nota al momento come Cannabis Sativa: la Cannabis Indica fu poi riconosciuta come terapeutica dalla medicina occidentale nel corso del 1800, ma come sappiamo ancora oggi in molti paesi è inutilizzabile a scopo terapeutico.
Le differenze genetiche
Parlando di genetica invece la teoria che trova più concordi si concentra sulla produzione genetica di THC e CBD.
Le piante di Marijuana considerate Sativa infatti producono alti livelli di THC ed esprimono geni che codificano per la sintesi dell’enzima THCA. Questo enzima converte il CBG in THCA, che diventa il THC quando riscaldato (prova a leggere anche come decarbossilare la marijuana per capire come il THC venga rilasciato solo tramite riscaldamento).
Le Indica invece esprimono geni che codificano per la sintesi dell’enzima CBDA. Questo enzima converte invece il CBG in CBDA, il precursore del CBD. Il problema è che, oggi, molti ceppi producono quantità variabili di entrambi gli enzimi, probabilmente a causa delle varie ibridazioni.
L’aspetto esteriore di marijuana Indica e Sativa
Ma ci sono anche modi molto più semplici per distinguere Sativa e Indica, come per esempio l’aspetto fisico, detto in maniera più scientifica la morfologia.
Le varietà di Marijuana Indica infatti sono più compatte e robuste, con gemme dense, pesanti e fragranti. Le gemme (ovvero i fiori) delle Indica tendono a formare ammassi densi intorno ai nodi dei tronchi e dei rami, lasciando spazi liberi (detti spazi internodali) relativamente ridotti tra un ammasso e l’altro.
Le piante di cannabis Indica quindi sono basse, presentano foglie più larghe e sono particolarmente adatte per la coltivazione indoor. Per quanto riguarda il periodo di fioritura invece le Indica sono le varietà dalla fioritura più rapida, a tra 45 e 60 giorni.
Le Sativa diversamente, nelle stesse condizioni di crescita, diventano più alte. Le sue gemme tendono a diventare molto più grandi di quelle delle Indica, sviluppandosi sulla lunghezza del ramo, invece di ammassarsi intorno ai nodi (come appunto le Indica).
Di solito vengono coltivate all’aperto e possono raggiungere altezze incredibili fino a 5 metri. Le Sativa, in genere, hanno bisogno dai 60 ai 90 giorni per raggiungere la piena fioritura. In realtà quest’ultime hanno bisogno di meno tempo per la crescita vegetativa che precede la fioritura, quindi il tempo totale reale richiesto dalle Sativa risulta praticamente lo stesso delle Indica.
Quali sono gli effetti?
Ma ora parliamo della differenza nell’effetto che fanno se assunte.
L’effetto delle Indica viene classificato come “stone”, indicando quindi un effetto maggiormente incentrato sul corpo: questo genere di marijuana infatti può accentuare le sensazioni fisiche come il gusto, in tatto e l’udito. Fumando Indica la sensazione che si ha è di tipo rilassante, a livello sia fisico sia mentale, infatti a dosi più elevate può anche essere soporifero.
Le Sativa invece sono famose per il loro effetto “high”, che possiamo definire come più cerebrale, energetico, creativo, allegro o in certi casi addirittura psichedelico. Questo effetto è meno dominante dell’effetto “stone” delle Indica e solitamente non causa sonnolenza.
Proprio per questo spesso si tende a creare ibridazioni che, pur mantenendo l’effetto psicoattivo elevato della Indica, la rendano più resistente alla cultura indoor.
In cosa consiste l’ibridazione?
L’ibridazione, in generale, permette di trovare le giuste mediazioni tra i principi attivi delle due specie per massimizzarne gli effetti, soprattutto in ambito terapeutico.
Oggi infatti esistono ceppi indoor che restano di un’altezza ragionevole e forniscono raccolti abbondanti in tempi relativamente brevi grazie al loro “background Indico”, mantenendo comunque il sapore di pura Sativa.
Con la sempre maggiore esperienza relativa alla selezione vegetale, cresce anche la comprensione delle funzioni vitali del sistema endocannabinoide (e quali sono le sue funzioni curative) e per questo è possibile produrre qualità medicinali sempre più mirate.