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L’industria del tabacco risulta essere un settore nel quale la crisi sembra non essere presente, dato che esso riesce sempre ad evolversi e soprattutto ad essere in grado di evitare una vasta serie di conseguenze negative.
Che profitti genera attualmente l’industria del tabacco?
Il settore della manifattura, che riguarda la produzione di sigarette, risulta essere abbastanza vasta e soprattutto in grado di offrire diversi spunti interessanti all’economia nel suo complesso.
Basti infatti pensare al fatto che, in Italia, sono sempre di più i fumatori che decidono di acquistare un pacchetto di sigarette per placare la loro voglia di fumare.
Molti altri invece, decidono di avvicinarsi per curiosità: in entrambi i casi, per il settore del mercato della sigaretta, questi dati rappresentano un vero e proprio vantaggio di tipo economico dato che, maggiore è il numero di fumatori, maggiore sarà l’incasso che, lo stesso settore, riesce ad effettuare periodicamente.
Bisogna mettere in risalto il fatto che, seppur la sigaretta elettronica sia riuscita a rappresentare un vero nemico per la classica sigaretta, essa è riuscita a difendersi abbastanza bene, visto che la produzione non è assolutamente diminuiti ed anzi, quasi in maniera paradossale, maggiore è stata la diffusione della sigaretta elettronica, maggiore è stata la produzione delle sigarette stesse.
Si tratta quindi di un’equazione che risulta essere palesemente a vantaggio della sigaretta classica stessa, la quale è riuscita a contraddistinguersi, in maniera netta, col passare degli anni.
Globalmente, il mondo del tabacco genera un profitto che supera i trentacinque bilioni di dollari, somma astrale che, nel 2015, ha fatto letteralmente aprire gli occhi a tantissime persone, le quali hanno potuto constatare come il settore del tabacco e delle sigarette non riesce a sentire alcun tipo di crisi.
Se poi pensiamo che, a grandi linee, un chilo di tabacco viene a costare circa tre dollari e permette di produrre oltre mille sigarette, ovvero cinquecento pacchetti da venti…
Chi sono i 6 maggiori produttori di sigarette e tabacco?
La torta dei ricavi totali dell’industria del tabacco viene ormai spartita in sei parti uguali da decenni, ognuna delle quali spetta ad un colosso del settore.
China National Tobacco
Al primo posto vi è la China National Tobacco: questa grande multinazionale offre le sigarette prodotte, le quali risultano essere di diversi tipi e soprattutto con un dosaggio di nicotina differente da sigaretta a sigaretta, in tutta l’Asia.
Bisogna infatti sottolineare come, solo in rarissimi casi, risulta essere possibile vedere un pacchetto di sigarette prodotto da una compagnia estera acquistato da parte di una persona che risiede in Asia.
Il fatturato complessivo di questa compagnia orientale rappresenta un terzo della somma di denaro complessiva: si parla infatti di oltre novanta bilioni di dollari fatturati annualmente, somma di denaro incredibilmente elevata per un singolo produttore di sigarette.
Philip Morris
Si passa poi al secondo maggior produttore di sigarette su scala mondiale, ovvero Philip Morris che, abilmente, è riuscito a realizzare un vastissimo numero di marchi completamente differenti tra di loro che, quotidianamente, riescono a catturare l’attenzione dei fumatori.
Basti infatti pensare al fatto che, le Marlboro, le Chesterfield, le stesse Philip Morris e anche le Diana, fatto tutte parte dello stesso produttore, che ha quindi avuto l’idea di differenziare il suo prodotto in tantissimi marchi diversi tra di loro, per costi e caratteristiche, in modo tale da poter essere maggiormente conosciuto ed incrementare, in maniera netta ed esponenziale, il proprio fatturato.
Seppur abbia deciso di sfruttare al massimo tale strategia, il marchio Philip Morris riesce a fatturare solo ed esclusivamente circa settanta miliardi l’anno, somma di denaro che risulta essere molto bassa se confrontata direttamente con quella ottenuta dal gruppo cinese.
Inoltre, a questa somma di denaro bisogna aggiungere anche il fatturato che riesce a produrre annualmente la Philip Morris USA, che risulta essere una delle sedi staccate del marchio stesso.
Bisogna infatti mettere in risalto come, lo stesso fondatore, decise di dividere, per tempistiche e scelte logistiche, la sua ditta in due branchie, le quali sono riuscite a contraddistinguersi in maniera unica in entrambi i territori.
Anche in questo caso, il fatturato ottenuto dal brand Philip Morris risulta essere abbastanza elevato, il quale risulta essere pari a circa venticinque miliardi di dollari l’anno.
Un biliardo complessivo da parte del gruppo Philip Morris, che vanta comunque una vastissima serie di marche che fanno parte completa del suo gruppo, senza differenze che risultano essere effettivamente pesanti e visibili in maniera palese.
Japan Tobacco Industry
Al terzo posto, tra i sei colossi, spunta quello del Giappone, ovvero la Japan Tobacco Industry, la quale cerca di contendersi il primato della rivale cinese sul territorio asiatico.
Bisogna sottolineare ovviamente come, in Giappone, questa industria sia riuscita a ritagliarsi uno spazio che risulta essere abbastanza visibile e che sembra non essere facile da fermare in tempi che risultano essere effettivamente brevi.
Bisogna mettere in risalto come, il brand stesso, sia riuscito a contraddistinguersi per la produzione di sigarette che vengono anche esportate e che permettono, al gruppo, di poter riuscire a guadagnare, su base annua, almeno sessanta sei miliardi di fatturato.
Una cifra che, anche in questo caso, risulta essere abbastanza bassa se comparata a quella cinese ma che, al contrario di quanto si possa immaginare, continua a crescere in maniera esponenziale, senza alcun tipo di freno o conseguenza che potrebbe, in qualche modo, limitare appunto il dominio che, questo gruppo, sta iniziando ad avere sul suolo asiatico.
British American Tobacco
Penultimo posto invece per la British American Tobacco: questo gruppo offre sigarette principalmente sul solo nazionale ed ovviamente su quello europeo.
E’ sempre Philip Morris però ad avere la meglio in questa zona, cosa che in parte ha costretto i britannici a rivedere la loro strategia ed a concentrarsi principalmente solo sul suolo nazionale, con Inghilterra, Scozia ed Irlanda come principali clienti.
Imperial Tobacco
Infine, ultimo posto escludendo la sessione americana di Morris, vi è Imperial Tobacco che, piano piano, sta cerando di fari notare in questo settore grazie ad un fatturato che non risulta essere di certo basso e che, al contrario di quanto si possa sostenere, inizia a divenire sempre più pesante.
In questo caso si parla di un totale che risulta essere pari a circa quaranta miliardi l’anno, che vengono staccati invece dai sessanta prodotti dagli inglesi. Somme di denaro che risultano essere abbastanza elevate e che mettono in risalto un costante impegno e ricerca della perfezione e del dominio totale da parte di queste particolari compagnie del tabacco.